FAVIGNANA RESTITUISCE REPERTI DI ANFORE PUNICHE E GRECO-ITALICHE DEL III SECOLO A.C.
IL MARE FRA TRAPANI E FAVIGNANA RESTIUISCE
REPERTI DI ANFORE PUNICHE E GRECO-ITALICHE DEL III SECOLO A.C.
L’ASSESSORE SAMONÁ
“TESTIMONIANZE CHE RENDONO SEMPRE PIÙ VIVIDA E DETTAGLIATA
L’IMMAGINE DI UNA SICILIA CENTRO DI RELAZIONI E SCAMBI NEL MEDITERRANEO”
Palermo, 21 maggio 2021 – Un’anfora punica del tipo Maña D del III sec. a.C., numerosi altri frammenti di anfore greco-italiche databili al III sec. a.C. e frammenti ceramici sono stati recuperati nel tratto di mare tra la costa trapanese e l’isola di Favignana.
Il ritrovamento da parte della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana è avvenuto a seguito di una segnalazione da parte di Giuseppe Curatolo, della Soc. Coop. Atlantis, che individuava i reperti sul fondale durante il monitoraggio della condotta idrica.
Il recupero è stato effettuato dal nucleo subacqueo della Soprintendenza del Mare che ha operato unitamente al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e al Nucleo Subacqueo dei Carabinieri.
“Il mare di Trapani – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – continua a rivelarsi ricco di testimonianze che, di volta in volta, ci restituiscono la mappatura di quelli che dovevano essere i traffici commerciali nel Mediterraneo e accrescono la misura delle relazioni esistenti tra la Sicilia e le altre civiltà, sottolineandone indirettamente la centralità. Un patrimonio di conoscenze che diventa prezioso tesoro per rendere sempre più vivida e piena di dettagli un’immagine della nostra Terra come luogo di scambi”.
“L’area è risultata ricca di emergenze archeologiche – dice la direttrice della Soprintendenza del Mare, Valeria Li Vigni – e apre a nuove possibili indagini da effettuare in modo estensivo e sistematico. A seguito di questo ritrovamento, infatti, stiamo già predisponendo una campagna di ricerca estensiva dell’area con la collaborazione del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e del Nucleo Subacqueo dei Carabinieri”.
L’attività ha visto la collaborazione dell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi che ha messo a disposizione la vasca di desalinizzazione per i reperti recuperati.