CronacaL'Editoriale del DirettorePrimo Piano

Il 2020 è l’anno della pandemia che ha devastato il pianeta. Rendiamo onore ai sacrificati

Il 2020 sarà ricordato come un anno terrificante che indubbiamente ci ha fatto capire quanto fragilità c’è dietro l'”uomo”

Tanti fatti di cronaca sono stati raccontati ed evidenziati dall’informazione in tutti gli ambiti, ma certamente, in questi mesi il COVID-19 è stato il protagonista in assoluto.

Si, proprio così. Non c’è testata d’informazione che non abbia dato al maledetto virus ampio spazio e titolo alla propria prima pagina.

Un virus di cui non si sa molto, almeno così sembrerebbe,  ascoltando i professionisti della sanità, ma di certo questa nuova “peste” ci ha cambiati.

Siamo cambiati nel nostro vivere quotidiano e nelle nostre abitudini fino a toglierci il piacere di quel “banale” (un tempo) socializzare nell’abbraccio , nel contatto umano e di quelle piccole cose che oggi sono un bel ricordo.

Si c’è stata rubata l’umanità, quella banalissima cosa che prima non ne comprendevamo l’importanza, come tutte quelle altre che davamo per “scontate”.

Oggi ci è venuto a mancare il “terreno sotto i piedi”. Tutto ciò che era legato al nostro consueto vivere  è reminiscenza ai limiti della  fantascienza.

Anche dal punto di vista economico abbiamo dato un senso – almeno così si spera – ai valori veri: quelli della spesa, del risparmio, del sentimento verso chi non ha nulla, degli ultimi, dei poveri, degli emarginati e altro.

Ci siamo caduti dentro poichè  siamo tutti più poveri e da ogni punto di vista. Non solo per l’aspetto economico, ma ancor di più per quello sociale. Ci è stato rubato il piacere della socialità e ci siamo trovati non pronti verso ciò che poteva sopperire, per quanto possibile, alla vita di comunità: il digitale, ovvero il virtuale, la social smart (frase appena inventata) che proprio per la carenza strutturale nell’evoluzione della digitalizzazione del Paese ci ha visto doppiamente sconfitti.

Ma sicuramente ciò che il virus ha prodotto più di ogni altra cosa, sconfortando tutti, è la morte.

Quella parte dell’epilogo di processo umano di cui ognuno di noi non parla per paura o per scongiurarne la presenza.

Quella presenza chiamata morte si è manifestata verso tutti e la poteva – come è successo e succede – essere  contratta da chiunque: uomini e donne, giovani e meno giovani, poveri e ricchi, potenti e deboli, chiunque.

Ecco che quanto sta succedendo dovrà servire per farci diventare tutti più “adulti”. Dobbiamo fare “tesoro” di questa brutale esperienza poiché è accaduto, potrà riaccadere, riaccadrà.

Pertanto se, nel prossimo futuro, dimostreremo di avere imparato la  “lezione” probabilmente potremmo difenderci e  certamente non rimanere totalmente “piegati” a fenomeni di questa portata.

Cosi facendo ai posteri potremo dire che quel pezzo di brutta storia che ci ha visto impegnati sul fronte della vita rimarrà quale documento che certifica l’importanza dei valori dell’essere vivente tra fragilità ed essenza dell’esistenza in un pianeta che da tempo lamenta il nostro arrogante menefreghismo.

 

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