PMI Sicilia: ex Consorzi ASI diventino polo di attrazione per le imprese del Nord Italia? Incentiviamo prima le siciliane
(Comunicato PMI Sicilia) Leggiamo con sorpresa l’articolo sul Quotidiano di Sicilia – testata autorevole e quindi veritiera – che tratta ampiamente della possibilità che gli ex Consorzi ASI diventino polo di attrazione per le imprese del Nord Italia, anche grazie all’offerta di alcuni importanti incentivi fiscali. Secondo le autorevoli personalità interpellate, questa mossa darebbe un notevole contributo al rilancio economico dell’isola.
Certamente occorre che la politica assuma iniziative forti e concrete per dare impulso allo sviluppo dell’imprenditoria nella nostra regione, ma ritengo opportuno sottolineare che il primo aiuto debba essere necessariamente dato alle imprese siciliane, in particolare a quelle che sono rimaste sul territorio a combattere contro la mafia, la burocrazia, la mancanza di infrastrutture, la vessazione fiscale e anche le vessazioni di un sistema di potere lobbistico i cui soggetti , oggi sono sottoposte a procedimenti penali, ma sino all’inizio delle loro vicende giudiziarie arroganti e intoccabili.
Questi imprenditori, che hanno tenuto le proprie imprese in Sicilia invece che spostarle in Albania, in Turchia, in Slovenia o in Croazia, per dire, hanno dato un enorme contributo all’economia locale sia in termini di produzione
che di impiego.
E tuttavia non posso sottacere che quella stessa politica che prospetta incentivi alle imprese del nord pur di portarle in Sicilia si è sempre rifiutata e continua a rifiutarsi di dare il benché minimo supporto alle imprese locali,
quelle che sono rimaste per convinzione e non per interesse.
Faccio un esempio emblematico: centinaia di imprenditori che avevano preso in locazione finanziaria i capannoni degli ex Consorzi ASI con la previsione
contrattuale di un riscatto dell’immobile con scomputo dei canoni pagati nei decenni antecedenti, installando lì le loro attività e vitalizzando le aree industriali , si trovano oggi una politica sorda e assente, che si volta dall’altra
parte quando gli imprenditori chiedono non favori o prebende ma il rispetto di un contratto e di una legge ( L.R. 1/84 ).
Quindi, prima di invitare imprese non siciliane con il rischio che queste arrivino, prendano i benefici promessi e sbaracchino dopo che tali benefici saranno cessati, come ci insegna il drammatico caso della FIAT di Termini Imerese, sarebbe doveroso convocare le imprese siciliane e concordare con loro un vero e duraturo piano di sviluppo che parta, intanto, dal rispetto di quel contratto e legge, che oggi sono rimaste inadempiute